Oggi parliamo di Nanosomi.
La tecnologia “Nano” è sicuramente qualcosa di nuovo, trendy e in grado di creare un forte appeal.
Succede che quando c’è qualcosa che “tira”, tutti cerchino di sfruttare la scia. Talvolta le abili sirene del Marketing decidono di usare la parola trendy del momento anche quando non centra un gran che. Succede con il termine micellare ormai inserito in ogni dove, tal quale o modificato all’occorrenza.
Stesso destino tocca alla parola Nano, usata anche quando di nanotecnologie all’interno del prodotto non ce n’è nemmeno una.

Dopo tutto nessuno vieta di ispirarsi a termini scientifici per chiamare o descrivere il proprio prodotto, donandogli un’aurea mistica o tecnologicamente avanzata. Se questo permette di far scegliere il tuo prodotto dal consumatore, scalzando il vicino di scaffale ben venga.
Qualcuno aveva detto che in guerra come in amore vale tutto. E sugli scaffali vi assicuro, la guerra è asprissima.
Tutto questo preambolo per dirvi che oggi cercheremo di capire cosa sono i nanosomi, dove li possiamo trovare e cosa fanno. Sì ma i nanosomi, quelli veri. Non le Nano-invenzioni di Marketing.
Per cui la prossima volta che prendete in mano un prodotto che parla di “Nano- qualcosa” mettetevi il cappello da Sherlock Holmes e cercate di capire se qualcuno sta millantando cose che non sono o se siamo davvero davanti a un prodotto che contiene Nanosomi.
Non tutti i Marketer sono dei brutti ceffi, per carità. Giuro che prima o poi mi farò promotrice di una campagna in loro difesa.

Cos’è un nanosoma
Intanto capiamo un po’ cos’è un nanosoma.
Un nanosoma è un liposoma dalle dimensioni nanomolecolari.
In fisica spiccia (dopo la mia chimica spiccia oggi vi tocca pure la fisica spiccia: poveri voi) la parola Nano, che deriva dal greco, indica 10-9 , quindi vuol dire che abbiamo a che fare con particelle grandi un miliardesimo di metro o detta in altre parole parliamo di oggetti la cui grandezza è nell’ordine di un milionesimo di millimetro.
Riuscite a immaginarli? No, nemmeno io, ma è del tutto normale.
La cosmetica ha trovato grazie alle nanoemulsioni e ai nanosomi dei modi per veicolare meglio i principi liposolubili, controllandone anche il rilascio nel tempo. Mica male, eh!?!
I liposomi sono delle microscopiche formazioni vescicolari, delle sferette tanto per capirci. Contengono i principi attivi che possono essere così meglio veicolati dove servono. I nanosomi sono praticamente la stessa cosa ma sono decisamente mooolto più piccoli.
Rispetto ai liposomi, oltre a essere più piccoli, hanno una quantità di attivi liposolubili più alta. Sono completamente biocompatibili e non provocano allergie. Per come sono fatti riescono a proteggere il loro contenuto dagli enzimi e ciò fa sì che questi possano degradarsi meno, riducendo il rischio di alcune sostanze di poter creare irritazioni.
Ottimo direi!!!

Il mondo delle nano-particelle si divide in due: le nanosfere e le nanocapsule.
La differenza sta nell’involucro che contiene il nostro principio attivo. Questo involucro, come forse avrete capito serve a fare da scudo verso il mondo esterno e quindi evita la degradazione chimica o enzimatica delle sostanze.
In entrambi i casi il principio attivo è protetto dalla “capsula” ,nelle nanocapsule gli attivi sono rinchiusi all’interno di una membrana (una sorta di guscio che intrappola gli attivi), mentre nelle nanosfere gli attivi sono dispersi e intrappolati all’interno della matrice che li contiene.
Vi lascio qua sotto un disegno fatto con le mie manine che spero vi schiarisca le idee.

In alcuni casi i nanosomi fanno davvero la differenza.
La Vitamina A (Retinolo), è un ingrediente ottimo per la pelle, ma rischia di degradare facilmente in un cosmetico. Il nanosoma con il suo sistema di avvolgimento di una membrana, protegge la nostra amata proteina dagli attacchi esterni e dal tempo; in modo che possa arrivare sulla nostra pelle bella, fresca e riposata come dopo una settimana di relax in una spa, pronta per fare quel che deve fare sul nostro bel visino.

Dove si usano i nanosomi
Le nanoparticelle sono molto usate nel mondo dei solari. Le versioni nano dell’ossido di zinco e del biossido di titanio non creano quell’ effetto mano di stucco bianco tipico delle creme solari con questi filtri, ma rendono questi ingredienti completamente trasparenti.
Le nanoparticelle di ossido di zinco vengono usate per produrre rossetti più resistenti, quelle di ossido di zirconio nano si usano negli smalti per le unghie.
La forma Nano di alcune particelle le rende perfette per le formulazioni spray rendendo la texture del prodotto una vera meraviglia.
Gli studi in corso sulle nanoparticelle stanno cercando anche delle molecole nano in grado di poter rigenerare il collagene e l’elastina. Questo potrebbe avere un bell’impatto nella lotta quotidiana alle rughe che milioni di donne combattono ogni giorno sfoderando contorno occhi e creme anti-age dai loro armadietti del bagno.

le nanoparticelle Sono sicure?
Le nanoparticelle riescono a penetrare maggiormente nella pelle e questo può essere un bene ma può anche essere un male. La nostra pelle ha lo scopo di non “bersi” tutto quello che ci finisce sopra. E’ stata ideata e studiata da chi ci ha creato con lo specifico scopo di far da barriera verso ciò che arriva da fuori.
E le nanoparticelle possono, essendo più piccole entrare un po’ più in profondità. Ho detto: un po’, sia chiaro, sono nano d’accordo, ma fanno anche loro quello che possono.
Ad ogni modo per questo motivo il dibattito scientifico sulle nanoparticelle è bello acceso e denso.
A tutelarci ci pensa la legge e il loro utilizzo è ben normato all’interno nel nuovo Regolamento cosmetico 1223/2009 e le sue modifiche. Per cui abbiamo chi ci protegge e tutela, non c’è da preoccuparsi.

conclusioni
Trovo che lo studio delle nanotecnologie sia affasciante. E che rappresenti per la cosmetica una di quelle sfide che occuperanno i ricercatori nei prossimi anni.
Attendiamo fiduciosi i loro studi e le loro scoperte, per portare la cosmetica un passo oltre.
CREDITS:
immagini: foto: unsplash.com | Gif: giphy.com |
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